Come si diagnostica la diastasi addominale e quali sono i passi da seguire

1. Autovalutazione

Grazie a questo semplice test, potrai scoprire come riconoscerla, verificare se hai la diastasi e avere un’idea della sua ampiezza.

 

– Sdraiata supina piega le ginocchia tenendo la piante dei piedi appoggiata a terra. Metti una mano dietro la testa e l’altra sopra il muscolo addominale. Le dita devono essere sopra la linea mediana ma parallele alla linea della vita all’altezza dell’ombelico.

– Premi leggermente con le dita sul muscolo addominale rilassato.

– Solleva testa e spalle dal pavimento senza piegare il collo e senza avvicinare il mento allo sterno, come per effettuare il “crunch” (addominali) contraendo il muscolo addominale.

– Muovi le dita a destra e sinistra alla cercando le pareti del muscolo. Se viene eseguita in modo corretto, a mano a mano che la contrazione aumenta, si dovrebbe notare una diminuzione del “foro” nell’addome, tra i due retti.

Si parla di diastasi quando:

  • la separazione tra i retti al tatto è larga almeno 2-3 dita;
  • non si riduce considerevolmente se si aumenta la contrazione degli addominali (anche se in alcuni casi potrebbe chiudersi completamente in contrazione);
  • si nota una piccola escrescenza che fuoriesce.

A questo punto è consigliabile un esame diagnostico specifico per valutare bene la distanza tra i due muscoli e l’entità del danno che può essere valutato in maniera autonoma seguendo queste indicazioni:

Misura delle dita in autovalutazione

 

2. Ecografia o risonanza magnetica

In genere, il medico diagnostica la diastasi addominale attraverso il solo esame obiettivo. In caso di dubbi consiglierà di eseguire una risonanza magnetica (o una TAC) o un’ecografia dei MUSCOLI DELLA PARETE ADDOMINALE per valutare l’entità. È importante che il medico ecografista specifichi bene sul referto i centimetri di distanza e che cerchi eventuali ernie.

Guarda il video di un’ecografia eseguita dal dott. Marcel Caufriez.

 

3. La visita con il chirurgo

L’intervento chirurgico è l’unica soluzione che possa richiudere definitivamente la distanza che si è venuta a creare eliminando il fattore estetico e funzionale e, nel caso specifico di donne che sono state protagoniste di una o più gravidanze e ci sia pelle in eccesso, l’operazione chirurgica consiste nell’addominoplastica. Naturalmente il chirurgo plastico o specializzato nella parete addominale è il medico di riferimento per un eventuale intervento. L’addominoplastica è un’incisione nella zona sopra il pube attraverso la quale verrà effettuata la ricostruzione della parete addominale che chiude la diastasi. Alla fine dell’intervento rimarrà solo un cicatrice simile a quella di un parto cesareo e il risultato sarà permanente. In caso di assenza di pelle in eccesso si può optare anche per diverse tecniche meno invasive come laparoscopia e endoscopia.

In alcune regioni italiane l’intervento è mutuabile con il Sistema Sanitario Nazionale. QUI trovi un elenco degli ospedali e le schede dei chirurghi che operano in SSN. Se la tua regione non eroga il servizio, puoi tranquillamente spostarti in qualsiasi altra regione. I tempi di attesa in lista variano da pochi mesi a diversi anni a seconda della struttura. Altrimenti ci si può rivolgere a chirurghi privati che operano a pagamento.

 

4. Consigli di workout

Il fisioterapista è la figura di riferimento quando il trauma (anche dovuto alla gravidanza) è recente (sotto l’anno) e poco esteso. Un tipo di intervento non invasivo consiste nell’utilizzo del taping, fasce elastiche da applicare sull’addome che, grazie alla loro azione drenano e “massaggiano ad ogni movimento” la muscolatura superficiale e, anche attraverso la massoterapia manuale dell’esperto, si arriva così al tessuto connettivo. Inoltre possono attenuare il gonfiore perché i tessuti vengono continuamente drenati/stimolati. In caso di ernia riescono a tenerla a bada non facendo uscire l’ombelico e mantenendo la pancia tonica e sgonfia. Infine esercitano una funzione meccanica che durante l’applicazione migliora la stabilità e sostiene i muscoli: è per quello che viene utilizzato anche DURANTE le prestazioni sportive.

In questo caso la diastasi dei muscoli retti addominali non si risolve ma almeno non peggiora.

Nei casi più gravi e ove non sia possibile eseguire l’intervento chirurgico, è consigliabile seguire, sempre con l’aiuto di un fisioterapista, un programma di riabilitazione con un insieme di esercizi che permettano di recuperare in parte la stabilità della schiena e ridurre lo squilibrio della meccanica del bacino sollecitando l’addome a riassumere la sua normale funzione.

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ESERCIZI CONSIGLIATI:

Anche in questo caso è bene affidarsi ad un esperto e cominciare con quel tipo di esercizi orientati alla tonificazione del muscolo trasverso dell’addome, che è quello situato più in profondità e che è il principale muscolo nell’azione di contenimento dei visceri.

È consigliabile quindi cominciare con esercizi appositi seguiti da un professionista, per poi proseguire con esercizi che includano anche gli addominali più in superficie come appunto i retti, orientati al ripristino di elasticità e tonicità.

 

ESERCIZI SCONSIGLIATI:

Qualsiasi movimento che metta in tensione il muscolo retto addominale, come ad esempio lo stretching, e i movimenti che si attuano durante la normale attività di tutti i giorni e che imprimono un’espansione al muro addominale:

  • rotazioni del busto;
  • supina sulla fitball;
  • addominali che pongono in tensione le fasce muscolari di superficie, obliqui e crunch;
  • il trasporto di qualsiasi oggetto pesante;
  • attenzione ad attacchi violenti di tosse.

Se malauguratamente dopo il parto dovessi andare incontro a crisi allergiche, influenze o raffreddori che provocano forti colpi di tosse, è consigliabile porre le mani sull’addome comprimendo verso il centro in modo tale da “mantenere unite” le due fasce del muscolo retto addominale per evitare che la diastasi possa peggiorare.

 

 


 

 

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