Gestione della diastasi dei retti addominali nel pesista

Luglio 18, 2018 - by Team Diastasi Italia - in Diastasi Uomo, Esercizi

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INTRODUZIONE

Nel momento in cui paziente e terapista coincidono, la comprensione dei meccanismi patologici è più immediata e più semplici sono valutazione e trattamento. L’idea di questo articolo nasce proprio dall’osservazione di me stesso, dallo sport che pratico, e dallo sviluppo di un problema alla parete addominale: la diastasi dei retti.

Figura 1

La diastasi è una patologia poco conosciuta dal grande pubblico maschile, essendo più frequente nelle donne che hanno appena partorito. I sintomi della diastasi non limitano grandemente le attività di una persona, ma se trascurata può portare alla formazione di problemi peggiori, come un’ernia addominale. L’intervento terapeutico fondamentale nell’ambito della diastasi può essere effettuato come forma di prevenzione, onde evitare che la diastasi peggiori e la parete addominale ceda definitivamente.

Personalmente la conoscenza di questa patologia ha fatto sì che potessi riconoscerne i sintomi ed elaborare un programma di prevenzione, da inserire nel mio allenamento, volto al rinforzo mirato della parete addominale.

Con questo articolo quindi analizzeremo in maniera approfondita come è fatta e come funziona la muscolatura addominale, quale è il suo ruolo nella postura, cosa è la diastasi e quali sono le proposte di trattamento nel paziente sportivo, che pratica sollevamento pesi (powerlifting, nello specifico).

Figura 2

 

ANATOMIA  E CHINESIOLOGIA ADDOME

L’addome è formato da quattro muscoli principali: retto dell’addome, obliquo interno, obliquo esterno e trasverso dell’addome (Figura 3).

Figura 3

Il retto dell’addome è una spessa lamina muscolare che si estende dalla gabbia toracica alla pelvi, decorrendo ai lati della linea alba. La sua azione è quella di abbassare le coste come muscolo espiratorio, di flettere il torace sulla pelvi e viceversa.

L’obliquo esterno è una lamina muscolare che dalle coste lateralmente si inserisce sul bacino medialmente, in modo tale che la direzione delle fibre sia una retta obliqua che dall’esterno punta verso l’interno, dall’alto in basso. La sua azione è quella di abbassare le coste come muscolo espiratorio, se si contrae monolateralmente inclina la colonna omolateralmente e la ruota contro lateralmente.

L’obliquo interno si trova sotto all’obliquo esterno ed ha direzione opposta ad esso. Origina dalla parte antero- laterale del bacino per dirigersi medialmente verso l’alto sulle coste e sulla linea alba. Ha la stessa azione dell’obliquo esterno.

Il trasverso dell’addome è il muscolo più profondo dell’addome. Le sue fibre hanno direzione prevalentemente orizzontale (è una sorta di fascia che avvolge la cavità addominale) e originano dalla fascia toraco lombare per inserirsi sul retto dell’addome e sulla linea alba. Con la sua azione abbassa le coste come muscolo espiratorio e riduce il volume addominale, spremendo la cavità addominale.

La funzione principale della muscolatura addominale è dunque espiratoria, di movimento reciproco tra gabbia toracica e pelvi, e di stabilità.

FISIOLOGIA

Figura 4

Conosciamo tutti la differenza tra i tipi di fibre muscolari, Ia, IIa e IIb (Figura 4). Le Ia sono le fibre toniche, rosse, ricche di mitocondri e di mioglobina, di piccole dimensioni, che hanno un metabolismo di tipo aerobico (ricavano energia sotto forma di ATP, utilizzando l’ossigeno come comburente). Esse non sono in grado di arrivare ad alte intensità di contrazione, ma sono molto resistenti alla fatica. Le fibre IIb sono le fibre fasiche, bianche, povere di mioglobina, di grande diametro, che hanno un metabolismo anaerobico (utilizzano il glucosio o il creatinfosfato per ricavare energia).. A differenza delle Ia, possono generare grandi intensità di contrazione, ma per brevi periodi di tempo. Le fibre IIa hanno caratteristiche intermedie.

Questa differenza fisiologica la si trova non solo nei muscoli, ma anche nelle fibre nervose che li innervano. Ogni motoneurone, con le fibre muscolari innervate, forma una “unità motoria” (Figura 5). Esistono quindi unità motorie fasiche (veloci) formate da fibre IIb, in grado di generare alti gradienti di forza per poco tempo, e unità motorie toniche (lente) formate da fibre Ia, in grado di mantenere bassi livelli di forza per molto tempo.

Figura 5

Considerando queste differenze fisiologiche possono essere fatte due grandi distinzioni:

– muscoli statici, tonici, ricchi di fibre rosse, di tessuto connettivo, costantemente attivi e in uno stato continuo di contrazione e accorciamento per opporsi alla forza di gravità.

– muscoli dinamici, fasici, ricchi di fibre bianche, che si attivano solo per effettuare movimenti che hanno un inizio e una fine e richiedono una grande quantità di energia per un dato compito.

Chiaramente questa è una distinzione solo teorica. Uno stesso muscolo è formato in diversa percentuale dalla componente statica e dalla componente dinamica.

La muscolatura addominale, nonostante si possa pensare abbia una funzione prevalentemente posturale, ha per lo più fibre dinamiche. Un addome rilassato (grasso a parte) difficilmente avrà lo stesso tono di un erettore spinale o di un retto femorale. Quindi la sua tendenza, a differenza dei muscoli statici, sarà quella di perdere tono, allungandosi e indebolendosi.

Alcuni studi fisiologici però hanno mostrato come un lavoro di tipo concentrico effettuato su fibre IIb abbia determinato una loro transizione in fibre di tipo Ia, con un conseguente aumento di tono, densità capillare, stiffness (rigidità) passiva e ipertrofia delle fibre.

Ciò significa che il trattamento della muscolatura addominale deve essere incentrato sul rinforzo, prevalentemente concentrico.

 

BIOMECCANICA

Durante lo spostamento di sovraccarichi l’addome si attiva per generare la cosiddetta “pressione intra- addominale”, attraverso la manovra di Valsalva (Figura 6). Questa manovra permette alla cavità addominale di gonfiarsi e generare una pressione tale che le vertebre e i muscoli spinali siano sgravati dal carico da sollevare.

Una buona attivazione e tenuta addominale sono quindi fondamentali per avere la stabilità necessaria per poter eseguire alzate di forza.

Figura 6

Può però succedere che avremo un addome fortissimo nel sostenere 200 kg in buca durante uno squat, ma paradossalmente debole nel mantenere una data postura in piedi per qualche ora. Come mai?

L’errore che si fa è pensare che durante movimenti come squat e stacchi l’addome vada a rinforzarsi, migliorando il suo tono posturale. In realtà la pressione intra-addominale generata durante il sollevamento di un peso va a distendere le fibre muscolari della parete addominale, in particolar modo quelle del trasverso, che dovrà sopportare tensioni eccentriche enormi. Questa distensione, in virtù della dinamicità delle fibre, predispone a indebolimento della muscolatura addominale.

Inoltre, per eseguire queste alzate oltre all’addome attiviamo ovviamente anche altri muscoli (spinali, muscoli delle gambe ecc.) che avranno un’intensità di contrazione molto maggiore. Può così succedere che la loro rigidità e la loro retrazione conseguenti al lavoro concentrico, determinino modifiche a livello posturale tali che la muscolatura addominale si trovi in allungamento cronico e si indebolisca, andando incontro a cedimenti.

Queste considerazioni permettono di introdurre un concetto biomeccanico, poco considerato in ambito sportivo, di fondamentale importanza per la comprensione di determinati meccanismi patologici come la diastasi dei retti: la globalità del sistema muscolo-scheletrico.

 

L’ADDOME NELLA GLOBALITÀ (CONCETTI DI RPG)

Se la funzione dinamica della muscolatura addominale è chiara e descritta in ogni libro di anatomia, chinesiologia e biomeccanica che si rispetti, lo stesso non si può dire della funzione statica dell’addome. Il comportamento nella statica dei muscoli e le loro reciproche relazioni sono sempre stati poco considerati. Infatti, nei libri troviamo descritti singolarmente uno dopo l’altro tutti i muscoli del corpo, con origine, inserzione e azione, ma difficilmente viene approfondito il rapporto che intercorre tra di essi nella formazione di una catena muscolare (in gergo S.I.CO.NEM. = sistema integrato di coordinazione neuromuscolare), la cui tensione influirà sulla postura di una persona.

Un grande contributo allo studio della funzione statica dei muscoli e alle modifiche posturali è stato dato da Philippe Souchard (Figura 7), che a partire dagli anni ’80 ha sviluppato il suo metodo riabilitativo noto come Rieducazione Posturale Globale (RPG).

  Figura 7
Figura 8

Questo metodo si fonda sullo studio e sul trattamento della fisiopatologia retrattile dei muscoli della statica. E’ un metodo cosiddetto di “inibizione”, che spegne muscoli esageratamente tonici, allungando la loro componente contrattile e le strutture connettivali di sostegno non contrattili. Il trattamento consiste nel mantenimento di posture in allungamento delle catene muscolari retratte, con tenuta dei muscoli dinamici. In poche parole, la postura di una persona viene migliorata chiedendole di mantenere una posizione che allunghi i muscoli della statica (che tendono ad accorciarsi e a creare il dimorfismo) e che attivi muscoli dinamici che in statica sono poco attivi.

Poiché non è possibile trattare in maniera esaustiva la RPG in un paragrafo di un articolo, cercherò di esemplificarne i concetti mostrando cosa accade agli addominali, in seguito a modificazioni della postura di un pesista e perché è importante inserirli in quadro più ampio.

Innanzitutto l’addome è uno dei pochi muscoli dinamici che soffre delle tensioni della catena anteriore del corpo, la cui composizione trovate in tabella 1. Essendo dinamico, la sua “fisiopatologia” sarà quella dell’indebolimento, dell’ipotrofia e dell’allungamento. Questa tendenza sarà ancora di più favorita dalla fisiopatologia dei muscoli della statica, sia anteriori che posteriori, che tenderanno ad accorciarsi e ad allontanare i segmenti ossei su cui si inseriscono gli addominali, allungando le sue fibre e predisponendolo a cedimenti.

 

Tabella 1

CATENA MAESTRA ANTERIORE
TESTA E COLLO Sternocleidomastoideo, scaleni, pre vertebrali, muscoli ioidei
DORSALE Sistema sospensorio del diaframma, gran pettorale, piccolo pettorale
LOMBARE Ileo-psoas
BACINO Ileo-psoas, adduttori, retto femorale, tensore fascia lata
GINOCCHIA Retto femorale, tensore fascia lata, adduttori, tibiale anteriore
PIEDI Tibiale anteriore

 

Un esempio calzante può essere effettuato prendendo un powerlifter, mostrando come l’allenamento di squat, panca e stacco modifichi la sua postura (Figura 9).

Figura 9

L’arco dorsale sulla panca, la tensione del carico sulle spalle nello squat e l’estensione della colonna durante lo stacco, hanno determinato una rettificazione della parte dorsale della colonna, in cui la cifosi D è ridotta o addirittura annullata. L’accorciamento dei muscoli spinali dorsali determinerà uno spostamento verso l’alto del torace T che allungherà la parte superiore dell’addome. A questo potremmo aggiungere un conseguente accorciamento degli scaleni e degli sternocleidomastoidei S che, fissano la posizione del torace in alto (considerando il set up sulla panca con il petto alto, tutto torna). Questi muscoli cervicali sono anche respiratori  accessori. Pur essendo accessori spesso vengono utilizzati erroneamente nella respirazione a riposo, perché più semplici da reclutare del diaframma. Come? Prendete un bel respiro. Se prendendo aria si è spostato il torace verso l’alto, allora avete reclutato i muscoli accessori cervicali, se avete gonfiato la pancia, complimenti, sapete usare bene il diaframma. Proprio quest’ultimo DFR, nella situazione posturale appena descritta e in virtù delle respirazioni forzate prima di eseguire un’alzata, sarà molto probabilmente bloccato, rigido e contratto, assieme al suo sistema sospensorio connettivale, provocando con il suo appiattimento cronico un allontanamento delle ultime sei coste e quindi allargamento della cassa toracica, che allunga ancora di più le fibre addominali.

Il diaframma stesso merita una menzione particolare per il rapporto di antagonismo – sinergia che instaura con la muscolatura addominale. Quando quest’ultima è tonica, offre una resistenza alla contrazione del diaframma. Questa resistenza permette poi al diaframma stesso di risalire, garantendo una buona meccanica respiratoria. Una debolezza addominale contribuisce alla limitazione funzionale del diaframma, che si ritroverà nel suddetto blocco inspiratorio.

E in basso cosa succede? L’addome è l’unico muscolo della catena anteriore che retroverte il bacino. La sua azione deve competere contro quella di ileo-psoas, adduttori e retto femorale. Tutti muscoli della statica che se accorciati trazionano la sinfisi pubica verso il basso, portando il bacino in anteroversione ANT, allungando ancora le fibre muscolari dell’addome. Posteriormente gli addominali sono sicuramente aiutati dai glutei, dagli ischiocrurali e dai pelvi-trocanterici nella azione di retroversione, ma non sono loro i veri responsabili di questo movimento. Inoltre, posteriormente abbiamo sempre gli spinali lombari che con la loro retrazione aiutano retto  femorale, adduttori e psoas nella loro azione di anteroversione e di aumento della lordosi lombare.

Se a queste modificazioni posturali aggiungiamo una debolezza intrinseca della parete addominale, ecco che lo sviluppo di una patologia come la diastasi dei retti diventa plausibile anche in un giovane sportivo.

 

PATOLOGIA: DIASTASI DEI RETTI

Figura 10

La diastasi dei retti addominali (Figura 10), termine medico diastasis recti (“diastasis” = separazione, “recti” = retto dell’addome), è caratterizzata da una protrusione degli organi interni lungo la linea alba (la cosiddetta “pinna” al centro della pancia), in seguito a un aumento di pressione addominale. Questa condizione è determinata da un graduale assottigliamento e indebolimento della stessa linea alba, combinata con una generale lassità della parete addominale. Spesso una diastasi viene confusa con una ernia primaria ventrale (Figura 11), ma in una diastasi è ancora presente la continuità muscolo fasciale della linea mediana che contiene i visceri. La diastasi è definita in accordo con la Beer classification come una distanza tra i due retti addominali di 22 mm, misurata tre centimetri sopra l’ombelico in uno stato di rilassamento muscolare.

I pazienti con diastasi possono lamentare sintomi simili a quelli di un’ernia addominale, come mal di schiena, limitazioni funzionali ed estetiche, nonostante la diastasi non sia a rischio di uno strangolamento (cosa a cui può andare incontro un’ernia).

Figura 11

 

 

 

 

 

 

 

Chi è interessato da questa condizione? I pazienti con diastasi possono lamentare sintomi simili a quelli di un’ernia addominale, come mal di schiena, limitazioni funzionali ed estetiche, nonostante la diastasi non sia a rischio di uno strangolamento (cosa a cui può andare incontro un’ernia).

– Le donne in stato di gravidanza (circa due terzi ne soffrono).

– I neonati. Questa separazione però può diminuire spontaneamente.

– Gli uomini. A causa di una dieta molto altalenante, lavorando l’addome in maniera errata, sollevando pesi o per un atteggiamento posturale scorretto.

Il trattamento della diastasi è prevalentemente conservativo, effettuato con l’aiuto di un fisioterapista.

 

RUOLO DELL’ADDOME NELL’ESERCIZIO FISICO

Come già spiegato nella parte dedicata alla biomeccanica, la parete addominale permette di sgravare la colonna dalla pressione di un sovraccarico. La difficoltà sta nell’attivare l’addome coordinandolo in sinergia con altri muscoli in movimenti complessi, come possono essere le alzate di forza del powerlifting e più in generale l’allenamento con sovraccarichi.

In passato si è data molta importanza alla protezione dei dischi intervertebrali, chiedendo di accentuare la fisiologica curva lombare nell’esecuzione di un’alzata, portando la colonna in un atteggiamento di forzata apertura senza curarsi di ciò che c’è davanti ad essa. L’indicazione di massima che veniva di solito data è “gonfia la pancia”.

Questa azione e il conseguente aumento della lordosi nell’impostazione e durante un’alzata, benché abbia un’azione protettiva sui dischi, amplifica l’effetto della pressione addominale. Essa viene creata già mantenendo la colonna nelle sue fisiologiche curve, senza bisogno di esasperarle, con il rischio di distendere esageratamente le fibre muscolari addominali.

L’indicazione corretta nell’attività sportiva è invece quella di “ingaggiare” la parete addominale assieme al resto dei muscoli che compongono il core, in modo che la stabilità del centro possa permettere alla periferia (muscoli degli arti superiori e inferiori) di esprimere tutta la sua forza.

Il punto è che ingaggiare l’addome in movimenti complessi non è per niente semplice e se esistono problemi di attivazione o patologie come la diastasi, è necessario partire con una “rieducazione” della muscolatura per poi inserire i progressi fatti negli schemi di movimento del gesto sportivo.

Particolare attenzione merita il trasverso con una rieducazione mirata, in quanto muscolo esercitato eccessivamente in senso eccentrico durante l’allenamento con i sovraccarichi e la cui contrazione concentrica invece riduce la pressione intra-addominale.

 

RIABILITAZIONE DELLA DIASTASI E CORRETTO ALLENAMENTO DELLA MUSCOLATURA ADDOMINALE

Ricapitolando ciò che è stato detto fino ad ora sappiamo che:

– esistono muscoli statici (prevalenza di fibre Ia) e muscoli dinamici (prevalenza di fibre IIb).

– la patologia dei muscoli statici è la rigidità e la retrazione.

– la patologia dei muscoli dinamici è l’allungamento, ipotrofia e ipostenia.

– la retrazione dei muscoli statici (della catena anteriore e/o posteriore) provoca una cascata di modifiche delle tensioni muscolari che cambiano la postura di una persona.

– l’addome è un muscolo dinamico, che non riesce a combattere le tensioni dei muscoli statici.

– la diastasi è una patologia che si forma per via dell’indebolimento della muscolatura addominale in seguito a sforzi o atteggiamenti posturali errati.

– alcuni studi mostrano che il lavoro concentrico determina una transizione delle fibre muscolari da IIb a Ia con aumento del tono e della rigidità.

– Le fibre del trasverso dell’addome avvolgono la cintura addominale e la sua contrazione concentrica determina una riduzione della pressione addominale, una contrazione eccentrica ne determina un aumento.

Tenendo a mente questi concetti, la rieducazione della muscolatura addominale può essere effettuata chiedendo contrazioni concentriche della stessa, in posizioni in cui gli altri muscoli siano allungati. Questa rieducazione è ancora più indicata in una diastasi, in cui i muscoli della statica hanno deattivato l’addome, predisponendolo a lesioni.

Per comprendere bene il meccanismo si può pensare ai due retti addominali come a due porte di un cancello. La linea alba è la parte centrale in cui le porte quasi si toccano. I visceri sono rappresentati da una macchina che tenta di sfondare le porte del cancello. Ciò che impedisce alle porte di cedere sono i lucchetti. E la rieducazione mira proprio a mettere i “lucchetti” alla propria parete addominale, tramite un corretto controllo del sistema nervoso centrale, rilasciando ciò che è retratto e rinforzando ciò che è debole.

Di seguito qualche spunto di esercizi utili per la rieducazione e per il rinforzo addominale.

 

TRASVERSO

Per quanto riguarda il trasverso, la posizione di attivazione principale viene eseguita in quadrupedia. Si eseguono delle respirazioni profonde e durante l’espirazione si cerca di far risalire l’ombelico verso la colonna vertebrale, mantenendo la naturale lordosi.

Dalla RPG abbiamo qualche spunto di trattamento per inserire l’addome nella globalità.

RANA AL SUOLO

Il primo esercizio è una variante semplificata della postura cosiddetta “rana al suolo”.

Viene eseguita sdraiati a terra, con una mano sulla pancia e una sull’addome, respirando in maniera ritmica e coordinando le contrazioni dell’addome con il respiro.

In video trovate la spiegazione dettagliata.

IN PIEDI

Il secondo e il terzo esercizio sono altre due posture della RPG semplificate, “in piedi contro il muro” e “in piedi al centro”.

Eseguiti in piedi, essi presentano le stesse caratteristiche della rana al suolo, con un coefficiente di difficoltà maggiore per la presenza di maggior tono muscolare generale, che rende più complicata la contrazione addominale, e una minore propriocezione.

RANA IN ARIA

Può essere utile migliorare anche l’attivazione addominale in una posizione di chiusura d’anca, che mima la posizione di accosciata massima durante lo squat e stira tutta la catena posteriore. A questo proposito risulta ottima la postura “rana in aria”, che viene eseguita supini con gli arti inferiori sollevati.

Una volta apprese queste prime posture, possiamo inserire la contrazione addominale in esercizi più dinamici come il cosidetto “hollow” e i “reverses crunches”.

Hollow: sdraiati con gambe e braccia sollevate, addome contratto. L’obiettivo è quello di mantenere l’addome in tensione, abbassando gradualmente gli arti superiori e inferiori. Ci si ferma non appena si ha la percezione che la colonna lombare si stia inarcando.

Reverses crunches: sdraiati, si sollevano e si abbassano le gambe in maniera ripetuta, tenendo contratto l’addome e la colonna lombare adesa al pavimento senza permetterle di inarcarsi.

Questi sono solo due esempi di esercizi che possono essere effettuati per il rinforzo della muscolatura addominale, una volta appresa l’attivazione nelle tre posture iniziali. In linea generale, la capacità di attivarla deve essere poi riproposta in movimenti più complessi sia della vita quotidiana che in ambito sportivo.

 

COSA DICE LA LETTERATURA

A titolo informativo inserisco questo capitolo extra, per confrontare le mie intuizioni con ciò che in letteratura esiste già.

Purtroppo sulla diastasi dei retti, associata alla fisioterapia c’è poco materiale.

Associando le chiavi di ricerca “diastasis recti” e “physical therapy” su Pubmed, ho selezionato sei studi da analizzare. Di questi due sono revisioni sistematiche, due sono trial randomizzati e controllati, uno è uno studio osservazionale, uno è uno studio bidimensionale a ultrasuoni.

La popolazione presa in esame in tutti gli studi era formata da donne che avevano appena partorito. Tutti gli studi hanno valutato l’efficacia di esercizi di rinforzo della muscolatura addominale nella riduzione della diastasi. I risultati sono stati discordanti.

Entrambe le revisioni della letteratura concordano su come la fisioterapia non abbia dato i risultati sperati, seppur i sintomi lamentati dai pazienti siano sensibilmente diminuiti.

Uno studio randomizzato ha mostrato come il gruppo di donne che ha effettuato gli esercizi non abbia ridotto la diastasi rispetto al gruppo di controllo, tenuto a riposo.

Gli altri tre studi hanno mostrato come in seguito a un programma volto al rinforzo della parete addominale, la diastasi dei retti risultasse diminuita rispetto ai gruppi di controllo.

Non essendoci unanimità di giudizio sull’efficacia della fisioterapia nel trattamento della diastasi, ulteriori studi sono sicuramente necessari. Inoltre, gli studi selezionati presentavano alcuni limiti. In primis la popolazione analizzata era composta solo da donne che avevano appena partorito. Sarebbe interessante capire quanti sportivi soffrono di questo problema e che risultati si possono ottenere trattando la diastasi con la fisioterapia. In secundis, gli esercizi proposti erano molto diversi nei vari studi e in nessuno venivano proposti esercizi di RPG.

 

CONCLUSIONE

Lo studio della Rieducazione Posturale Globale mi ha permesso di capire come l’attività sportiva e l’esecuzione di gesti ripetitivi vadano a influire sulla postura e come questa, se scorretta, predisponga allo sviluppo di determinate patologie.

La diastasi dei retti è un problema che può scaturire dalla postura errata e dalla ripetitività di alcuni gesti, seppur indirettamente.

Applicando i concetti della RPG, ho inserito le posture e gli esercizi sopra descritti alla fine di ogni mio allenamento e, nel tempo, ho notato una diminuzione dei sintomi (mal di schiena lombare, difficoltà nella stazione eretta prolungata, difficoltà nella respirazione) provocati dalla diastasi. A livello estetico inoltre il tono a riposo dell’addome è migliorato, come la capacità di attivarlo in varie attività.

Lo scopo di questo articolo è stato quello di condividere la mia esperienza come fisioterapista e sportivo e abbozzare delle linee guida per la gestione di un problema che, pur non essendo molto frequente, può verificarsi nell’allenamento con i sovraccarichi.

Tengo a precisare che ho sempre usato la parola “gestire” e non “guarire” perché il lavoro in questo tipo di problema può essere fatto solo a livello preventivo, migliorando il controllo neuromuscolare della muscolatura addominale, per evitare che la diastasi peggiori.

Concludo con una raccomandazione importante per quanto riguarda la diagnosi: non deve essere fatta in autonomia. E’ fondamentale che venga effettuata da un medico, il quale discriminerà tra diastasi (fisiologica o patologica) e effettiva ernia addominale. Con un buon esame obbiettivo e mediante la visione di eventuali indagini strumentali (ecografia), potremo avere indicazioni sul trattamento più adeguato. Se la via scelta sarà quella conservativa, un possibile approccio è quello descritto in articolo, che consiglio di effettuare sotto la supervisione di un fisioterapista formato in Rieducazione Posturale Globale.

ALESSIO BASSI

Fisioterapista classe 1992, laureato a Genova, specializzato nella RPG (Rieducazione Posturale Globale).
Dopo essere stato fisioterapista nelle giovanili della U.C. Sampdoria, pratico attualmente la libera professione a Genova, dove collaboro con varie strutture e studi privati.
Appassionato di sport, pratico powerlifting per la squadra Powerlifting Genova di Gianluca Pisano, con cui ho all’attivo nove gare ufficiali in FIPL (Federazione italiana powerlifting).
Vi invito a seguire la pagina instagram lifter_therapy, in cui tratto le problematiche fisiche associate all’allenamento della forza.

 

Contatti:
3406028027
alessio.bassi@hotmail.it
Fb: Alessio Bassi Fisioterapista https://www.facebook.com/AlessioBassiFisioterapia/

Instagram: https://www.instagram.com/lifter_therapy/

 

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